sala Chaplin
Durata spettacolo:
n.d.
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Un racconto che, come le relazioni stesse, compie un viaggio inaspettato: si parte con qualcosa che può richiamare, assomigliare o addirittura stonare con la stand up comedy, si attraversa la narrazione e poi non so.
L’idea della coppia, dell’amore a tutti i costi, condizionava la mia esistenza. Vivevo e amavo con lo scopo di raggiungere un idilliaco e favolistico mondo dove, a mio avviso, si era al riparo dall’angoscia, dall’inquietudine, da quel vuoto che mi terrorizzava e che non riuscivo a sopportare. Ogni tipo di relazione, sentimentale e non, era caratterizzata dalla paura paralizzante di essere abbandonata. L’altro, qualsiasi altro fosse, era il mio lavoro, da tutelare, proteggere, gratificare, mettere al primo posto. Io non ero importante. Si ripetevano quindi schemi uguali seppur in contesti e modalità diverse, che mi facevano stare molto male e mi facevano sentire sbagliata, difettosa. Poi, ad un certo punto, ho scoperto di non essere sola.
Ho compreso che la mia sofferenza era la stessa di tante altre persone. Nel 2013 la “dipendenza affettiva” è stata inserita per la prima volta nel Dsm-5, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, ed è stata introdotta come “new addiction” insieme ad altre nuove dipendenze, al pari del gioco d’azzardo, dello shopping compulsivo, della dipendenza da internet o da sport.
Molto dolore per nulla è il racconto dei miei troppi amori troppo amati, intrecciato a storie di persone che negli anni ho incontrato, ascoltato, conosciuto, consolato. È anche però la storia di quando ci si sveglia, di quando si devono aprire gli occhi per salvarsi e ascoltare finalmente il vuoto di cui si ha così terrore, scoprendo di quanta ricchezza è pieno. È la cronaca della fatica che si fa per crescere, per smarcarsi dai modelli di riferimento e per imparare a rispettarsi per come siamo. È uno sguardo sulla pazienza che si impara ad avere quando cambiamo di nuovo e di nuovo non ci riconosciamo, quando il nostro corpo cambia e rimangono i segni delle smagliature a ricordarci quante volte abbiamo vomitato per l’angoscia di una telefonata che non sarebbe mai arrivata, ad essere fieri di quelle cicatrici e a non aver paura di mostrarle.
Molto dolore per nulla è il racconto di un dolore attraversato, da perdonarsi e persino da ringraziare perché è anche merito suo se si può guardare con un sorriso tenero e divertito a ciò che siamo stati e che siamo, e tutto questo non è nulla.
di e con
Luisa Borini
disegno luci
Matteo Gozzi
progetto sonoro
Leo Merati
abito
Clotilde Official
produzione
Atto Due
con il sostegno di
ZUT! C.U.R.A. - Centro Urbano Residenze Artistiche
Strabismi
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