sala Chaplin
Durata spettacolo:
80 minuti
Biglietti disponibili online:
intero € 20, ridotto € 15, under 18 € 6
Biglietti disponibili con prenotazione:
possessori di CartaEffe € 17, allievi Binario 7 € 10
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Dopo Letizia va alla guerra - la suora, la sposa e la puttana e ...Fino alle stelle! - scalata in musica lungo lo stivale, Agnese Fallongo e Tiziano Caputo tornano con un nuovo progetto dal titolo insolito e curioso, terzo capitolo che conclude la “Trilogia degli Ultimi”.
Il titolo I Mezzalira - panni sporchi fritti in casa nasce da un gioco linguistico che crea una fusione tra il celebre detto popolare “i panni sporchi si lavano in casa” e il concetto della “frittura” come simbolico spartiacque del binomio più antico della storia: quello tra servo e padrone, tra chi produce l’olio e chi lo possiede, tra chi può friggere tutti i giorni e chi non può friggere mai. Se è vero che la saggezza popolare insegna a mantenere celate le questioni familiari all'interno delle mura domestiche lontano da occhi indiscreti, è altrettanto vero che quelle mura non sempre bastano a contenere i segreti, i tabù e i non detti della famiglia Mezzalira che, proprio come l’olio delle olive che raccoglie, scivola in una spirale di infausti accadimenti che la indurranno, inevitabilmente, a scendere a patti col mondo esterno.
Il tutto visto e raccontato da Giovanni Battista Mezzalira detto “Petrusino”, il più piccolo della famiglia che, una volta adulto, traccerà un vero e proprio arco della sua esistenza, in un caleidoscopio di ricordi che attraverseranno una vita intera, una vita fatta di luci, ombre e colpi di scena all’interno del medesimo focolare domestico.
Petrusino sarà costretto a fare i conti con i fantasmi del passato per poter scendere a patti con il presente, scoprendo di non essere stato il solo a custodire un segreto. Un racconto tragicomico che, ai toni brillanti della commedia all’italiana, mescola le tinte fosche del giallo e del thriller e che invita lo spettatore a guardare attraverso il buco della serratura di una casa “qualsiasi” per rintracciare il proprio personalissimo passato, e ricostruire così la propria storia, la storia della propria famiglia, non sempre perfetta.
Una scena astratta ed essenziale ma dal grande rigore estetico fa da ideale cornice alle vicende di questa storia ambientata in un tempo/non tempo e in un luogo/non luogo, e restituita attraverso un linguaggio dal sapore dialettale e inconfondibilmente nostrano che tende ad una forma meticcia e di pura fantasia, nella quale il pubblico può riconoscere una sfumatura del proprio vernacolo, ma mai una vera e propria appartenenza.
Infine la narrazione alternerà alla parola dei contrappunti sonori, realizzati in scena dagli attori stessi per restituire le atmosfere e creare suggestioni. Si ricorre, invece, alla musica, eseguita rigorosamente dal vivo, ogni qual volta le parole, non potendo reggere il peso del sentimento, debbano essere sublimate attraverso il canto. È un canto dell’anima, un canto di condivisione, un canto ancestrale di ritrovata connessione con la parte più profonda del nostro essere e con la terra d’appartenenza.
scritto da
Agnese Fallongo
con
Agnese Fallongo
Tiziano Caputo
e con
Adriano Evangelisti
musiche originali
Tiziano Caputo
scenografie
Andrea Coppi
costumi
Daniele Gelsi
regia
Raffaele Latagliata
produzione
Centro di Produzione Teatro de Gli Incamminati
in collaborazione con
ARS Creazione e Spettacolo
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