1984

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News Lo spettacolo

La dittatura del pensiero unico, massificato, uniformato, regolamentato da leggi politiche totalitarie. Nel testo di Orwell il nemico era riconoscibile, ma oggi chi è il Grande Fratello?

Un testo, quello di Orwell, più attuale che mai, più preveggente che mai. Oggi la limitazione della vita privata è evidente. Nessuno è mai solo. Tutti siamo monitorati, schedati, ripresi da telecamere per strada, registrati dai telefonini o dai satelliti. Viviamo nella costante minaccia di una catastrofe imminente, politica, geologica o terroristica. Il potere di controllo e di seduzione che i media esercitano sulle nostre paure e sui nostri desideri è evidente a chiunque si soffermi a rifletterci. 

Nello spettacolo, inscenando l’orrore di chi ha perso la coscienza e non ne è neppure consapevole, si vuole far emergere il valore del pensiero indipendente e della visione personale di un mondo differente. Viviamo in un mondo in cui tutti urlano contro tutti, anni di rabbia e furore, dove il nemico lo si può creare urlando invettive a cui ci si accoda, come un gregge malato e virale. Il virus dei tempi moderni è l’adeguamento al pensiero collettivo.
Trovare nel nostro mondo, come in quello distopico di Orwell, lo spazio per difendere la propria voce indipendente, la propria natura, anche scomoda a volte, contraria e personale, è sempre più un’utopia. Se non sei di moda, se non sei di massa, se non sei omologato, non conti un granché.

Lo spettacolo vedrà in scena vari personaggi, raccontati nel loro annientamento esistenziale, svuotati di coscienza, ma utili al progredire del sistema e al controllo del maggior numero di persone. Personaggi privi di una vita intima e privata. E poi il senso della ribellione, il coraggio di non fare la ‘cosa giusta’. Pensieri e immagini fuori controllo, ipnotiche, come quelle che, in maniera inconscia o ingenua, subiamo quotidianamente. Il passato è già futuro.


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Scheda artistica 
Manifesto (79x100 cm)
Foto di scena

Rassegna stampa

Tante filigrane in questo spettacolo. Che ha il merito di riempire ancora una volta la sala. Che fa ricerca in modo soft per coinvolgere un pubblico eterogeneo. Che sa parlare ai ragazzi. E ricollega un romanzo visionario a un presente così aberrante e guerrafondaio, da superare le profezie dello stesso Orwell.
Insomma, un’importante occasione per riflettere sull’incapacità di riflettere.

Vincenzo Sardelli, Krapp's last post

Note di regia

Trovo straordinario, poetico, e allo stesso tempo inquietante che l’unico luogo in cui Winston trovi la libertà di esprimersi sia su un diario cartaceo. Un’immagine dal forte significato metaforico. La carta ospita il pensiero libero di chi ha una visione del mondo diversa dalla massa. Non i social, non i media, non gli altoparlanti del mondo contemporaneo, ma la carta e la penna sono l’unica via d’uscita del pensiero libero. Nel romanzo gli uomini, se ancora tali si possono definire, privati di sogni e dignità personale, credono a tutto quello che gli viene detto. Fino a credere a quegli slogan aberranti che troneggiano ovunque: ‘la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza’. E mi chiedo, al giorno d’oggi, dal romanzo al teatro fino alla vita reale, quante di queste massime perverse non siano, in maniera più o meno evidente, adottate, volute, e strategicamente manipolate.

Corrado Accordino

Locandina

1984


Nuova produzione

da
George Orwell

drammaturgia e regia
Corrado Accordino

con
Luigi Aquilino
Daniele Crasti
Daniele Ornatelli
Silvia Rubino
Alessia Vicardi

movimenti coreografici
Romina Contiero

aiuto regia
Valentina Paiano

produzione
Compagnia Teatro Binario 7

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